Fregola con verdure primaverili e formaggio caprino

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Fregola con verdure primaverili e formaggio caprino

La fregola con verdure primaverili e formaggio caprino è la ricetta consigliata da Laura Sechi aka “Cooking Laura“, che da anni scrive sul suo omonimo blog di cucina, proponendo ricette ed esperimenti di successo per i più temerari e dispensando dritte e incoraggiamenti a chi si avvicina con timidezza alla cucina.

Food blogger affermata, con alcune incursioni nazionali di grande rilievo, Laura Sechi si definisce un’aspirante cuoca, ma è molto di più.

Estroversa, versatile e sempre in movimento, ha studiato fin da piccola i segreti dei prodotti d’eccellenza, dedicando grande attenzione al territorio e alla maestrìa delle donne di casa – un po’ sarde, un po’ spagnole – dalle quali ha imparato dettagli che valgono la riuscita di un piatto, così come le ricette dai nomi evocativi, che sembrano uscite da un libro di Tolkien.>/p>

Questa versione della fregola con verdure primaverili e formaggio caprino (sono stati scelti un caprino fresco e uno stagionato dell’azienda Sepi Formaggi) esalta le verdure di stagione della campagna sarda (asparagi selvatici e fave) e introduce un ingrediente decorativo di grande eleganza e semplicità al piatto: i fiori eduli.

 

Ingredienti:

Ingredienti per 4 persone:
350 gr di fregola La Casa del Grano
300 gr di asparagi coltivati e selvatici
100 gr di fave già sgranate
100 gr di formaggio caprino fresco cremoso
100 gr di formaggio caprino stagionato grattugiato
1 mazzo di finocchietto selvatico per il brodo
fiori eduli o germogli per decorare (violette, fiori di borragine, petali di rosa)
olio evo
sale, pepe

 

Procedimento:

Ho preparato il brodo facendo bollire per 20 minuti il mazzo di finocchietto selvatico in 1 litro di acqua leggermente salata. Ho eliminato le parti dure dagli asparagi e li ho sbianchiti in acqua bollente leggermente salata per 3-4- minuti, lasciandoli al dente, li ho scolati, immersi in acqua e ghiaccio per raffreddarli e li ho scolati di nuovo per bene. Ho sbollentato le fave in acqua bollente per 1 minuto, le ho scolate, raffreddate in acqua e ghiaccio e le ho spellate.

In una larga casseruola, ho tostato leggermente la fregola per qualche minuto in tre cucchiai di olio evo di buona qualità, poi ho aggiunto il brodo al finocchietto poco per volta e ho portato a cottura. Dopo circa 8 minuti, ho aggiunto le verdure,  ho regolato di sale (tenetevi ancora bassi perché il formaggio è salato) e ho cotto ancora per qualche minuto, sempre mescolando. A cottura ultimata, ho tolto dal fuoco e mantecato con i formaggi, mescolando bene. Regolate bene di sale e pepe e servite la fregola calda, guarnita con i fiori eduli.

laura sechi

laura sechi – cookinglaura

 

Due chiacchiere con Cooking Laura:

A che età hai capito che la cucina sarebbe stata la tua strada?

Fin da piccola mi piaceva giocare in cucina. Quando ero alle elementari mi
facevano chiudere i ravioli, poi ho cominciato a preparare le prime torte da sola ed
è stato un crescendo. Al liceo se c’era da cucinare per il gruppo mi offrivo per
prima. All’Università ho cominciato a dare scientificità e tecnica ai piatti attraverso lo
studio e la sperimentazione e ho capito che riuscivo.

 

Chi ti conosce e ti segue da tempo sa quanto sia stata importante la guida e l’esperienza della tua nonna spagnola con un nome sognante e lunghissimo: Mercedes Carlota Aguilar Minana. Ci vuoi raccontare perché?

In casa mia il cibo ha sempre avuto grande importanza; da mio padre ho imparato a
riconoscere il pesce fresco, ad arrostire e a usare i coltelli, da mia madre a
riconoscere i prodotti freschi, ma da mia nonna materna Mercedes, originaria di
Calatayud in Aragon, ho imparato la cucina spagnola vera, quella di casa, che
ancora mi resta nel cuore: croquetas di pollo, churros (che io e mia sorella le
chiedevamo di preparaci a merenda), pisto, e la menestra, un piatto a base di
verdure fritte, prosciutto e uovo sodo che pubblicherò presto nel blog. Durante le
feste, poi, nonna Mercedes ci preparava i sospiros de monja (sospiri di monaca),
che noi chiamavamo anche palle di neve: crema al limone sul fondo, meringa
morbida cotta nel latte e caramello croccante in superficie. Il mio piatto della
memoria.

 

Il tuo blog Cookinglaura è un punto di riferimento per tanti aspiranti cuochi amanti
della cucina: ogni tua ricetta è innanzitutto sperimentazione.

Mi piace dare una connotazione mia ai piatti, una identità. Spesso propongo una
rivisitazione dei piatti tradizionali, cercando sempre di mantenere l’equilibrio nei
sapori e nell’estetica del piatto, senza stravolgerlo.

 

Hai partecipato alle selezioni per Masterchef e non sei entrata per un pelo.
Rimpianti? Con quale ricetta ti sei presentata?

All’epoca ero collaboratrice della Guida del Gambero Rosso e ovviamente l’ho dichiarato in sede di casting, dal momento che nell’edizione precedente del programma la nostra caporedattrice aveva partecipato a una puntata in qualità di
giudice.Sapevo fin dall’inizio che questo poteva essere un impedimento (e per
questo lo dichiarai subito per evitare, nel caso fossi stata scelta, polemiche di alcun
tipo) ma non so se è stata la ragione per cui mi hanno scartata. Comunque non ho
nessun rimpianto perché l’esperienza con Gambero Rosso è stata magnifica. Sono
molto fatalista, se le cose devono accadere, accadono. Mi sono divertita un sacco
al casting a Roma, anche se ho capito fin da subito che cercavano un personaggio,
non una persona che sapesse cucinare veramente. Mi dissero che ero vestita come
la signorina Rottermeier! Il mio piatto era una zuppa di pesce povero (avevo
conservato in freezer le saragne pescate da mio babbo!) aromatizzata all’arancia,
con un cous cous fatto da me a mano, condito con scorza d’arancia e finocchietto
selvatico.

 

Cosa non deve mai mancare nella tua dispensa e perchè?

Nella mia dispensa non manca praticamente mai niente perché mi piace avere in
ogni momento gli ingredienti per preparare una torta, o dei tortelli, o un piatto veloce
se vengono degli amici all’improvviso. Sono una persona molto organizzata e credo
che in cucina questa sia una dote fondamentale.

 

Cosa fa di un prodotto agroalimentare un’eccellenza, secondo te?

La qualità, la cura, l’amore con cui è prodotta. Ho girato tantissime aziende ed è
fantastico incontrare produttori entusiasti del loro prodotto, persone che magari
hanno fatto altro e poi si sono messe in gioco credendo in un progetto, in una
produzione che diventa la loro vita, parte di loro stessi. Mi piace utilizzare prodotti
che abbiano una storia, un’anima.

Hai una idiosincrasia in cucina?

Sì,lo speck utilizzato al di fuori dell’Alto Adige. Quando in Sardegna vedo cose tipo
“Pasta speck e zucchine” in un menu, magari a dicembre, confesso di non capirne
la ragione. A parte il fatto che è un prodotto molto difficile da usare, perché prevale
su tutti i sapori, per me è meglio un buon guanciale nostrano,se proprio si vogliono
utilizzare le zucchine a dicembre..

 

Il tuo cavallo di battaglia?

Mi piace molto la pasticceria perché richiede precisione, tecnica, molta cura e
attenzione. Difficilmente l’errore in pasticceria può essere aggiustato, a differenza
del resto. Inoltre mi affascina molto il risultato finale e vedere la gioia negli occhi di
chi poi assaggia. Credo che il dolce sia la parte bambina del gusto delle persone.

L’ultima cosa che hai mangiato?

Roast beef di filetto di manzo come me l’ha insegnato mia madre, cotto in tegame e
non al forno, media cottura all’interno e ben rosolato all’esterno, con le erbe
aromatiche, venti minuti di cottura in tutto per chilo di carne, praticamente perfetto.

Quando ti invitano a cena cosa, cosa devono prepararti per farti felice?

A me piace molto mangiare, fin da bambina ho sempre mangiato tutto senza
eccezioni, e sono una che apprezza gli sforzi delle persone in cucina. Non sono
una criticona né una che fa paragoni. Tutto ciò che è cucinato con cura e con
amore è buono.

L’accostamento più sorprendente che hai mai sperimentato?

Un hamburger con cui ho partecipato al contest di una famosissima maionese a
Milano, era un hamburger di manzo con melanzane grigliate, tagliate sottili,
maionese al peperoncino e una spolverata di cioccolato fondente al 70%. Eravamo
in dieci, scelti tra centinaia in tutta Italia. A Joe Bastianich è piaciuto, anche se non
ho vinto.

 

Ultima domanda: vuoi lasciare ai lettori del nostro blog un piccolo consiglio di cucina?

Il consiglio che dò è di non strafare, di seguire il proprio gusto e scegliere con cura i
prodotti da utilizzare. Mettere tanti ingredienti in un piatto non sempre è una buona
scelta se si vuole stupire o realizzare un buon piatto. Penso a uno chef tre stelle
come Niko Romito, che ha scelto di semplificare (il che non significa banalizzare!) al massimo la propria cucina, elaborando piatti estremi che a volte hanno un solo ingrediente, magari  declinato in più tecniche e consistenze.Provate a immergere per 7-8  minuti un filetto di pesce non di allevamento, magari un verdone, in un brodo aromatico bollente ma appena spento. Sentirete tutto il sapore del mare.

Se vuoi sperimentare nuovi modi di preparare la fregola e sei un appassionato di cucina, leggi qui.

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Autore: valentina